Una classica esperienza di elettrogravimetria consiste nella
determinazione del rame in una soluzione acida ()
contenente un sale di
(
).
Gli ioni vengono ridotti a rame metallico su un
elettrodo di platino:
La cella da elettrolisi che si impiega e' mostrata nella figura 2.12.
Gli elettrodi sono costituiti da due retine di platino cilindriche e coassiali (il catodo si trova all'esterno): la disposizione simmetrica degli elettrodi favorisce l'omogeneita' delle linee di corrente durante l'elettrolisi e cio' garantisce l'uniformita' del potenziale in ogni punto delle retine.
Osserviamo che, diversamente da quanto visto per la generica cella di figura 2.1, la cella della figura 2.12 non e' divisa in comparto anodico e catodico. Nel caso generale la separazione della soluzione catodica da quella anodica e' necessaria per evitare che le specie ridotte originate al catodo vengano riossidate all'anodo e, viceversa, quelle ossidate all'anodo vengano ridotte al catodo. E' chiaro che in questo caso si avrebbe passaggio di corrente senza produzione netta di alcuna specie chimica!
Nel caso dell'elettrodeposizione del rame, invece, il prodotto della
riduzione catodica () si deposita sull'elettrodo e quindi il
problema della sua possibile riossidazione non sussiste. Inoltre, come
si vedra' fra breve, il prodotto dell'ossidazione anodica e'
,
che, in quanto gas, abbandona la soluzione una volta formatosi.
Le principali reazioni elettrodiche che possono avvenire nella soluzione da elettrolizzare sono:
(per semplicita' supponiamo che i processi elettrodici cui puo' dare origine l'anione del sale di rame impiegato siano di importanza trascurabile)
Da quanto detto nella sezione (2.3), si deduce che
le reazioni termodinamicamente favorite sono la deposizione catodica
del rame (eq. (2.50)) e l'ossidazione anodica dell'acqua
(eq. (2.53)). Questo significa che durante l'elettrolisi la
quasi totalita' della corrente e' dovuta alla riduzione degli ioni
al catodo e all'ossidazione delle molecole d'acqua
all'anodo (in altre parole: il valore di
della
caratteristica
per la coppia
e' ``piu'
negativo'' di quello per la coppia
e il valore di
della caratteristica
per la coppia
e' ``piu' positivo'' di quello
per la coppia
). La reazione globale e' dunque:
Prima che l'elettrolisi cominci, siccome la soluzione in cui sono immersi gli elettrodi e' la stessa, si avra':
Quindi la differenza di potenziale iniziale per provocare il passaggio di corrente e' dovuta solo a sovratensione e caduta ohmica (eq. (2.12)).
Se assumiamo che le condizioni iniziali siano di equilibrio e che
l'elettrolisi venga fatta all'aria (
),
allora possiamo calcolare il potenziale comune degli elettrodi prima
dell'inizio dell'esperienza (supponiamo
,
costante):
Per tale valore del potenziale catodico possiarno farci un'idea di
quanto possa esistere in condizioni di equilibrio:
ovvero, supponendo
,
! Questo significa semplicemente
che il rame metallico e' instabile rispetto all'ossidazione da parte
dell'ossigeno in soluzione acida ed e' proprio per questo che occorre
effettuare un'elettrolisi se si desidera far avvenire la reazione
(2.54).
Si noti come, nell'equazione (2.55) e' stata presa in
considerazione l'attivita' del rame metallico sull'elettrodo di :
generalmente, nell'equazione di Nernst l'attivita' delle specie solide
si assume costante e viene incorporata nel termine
; tuttavia,
cio' e' valido solo quando la specie solida si trova in forma massiva;
nel caso presente, fin tanto che l'elettrodo di platino non e'
completamente ricoperto da un monostrato di
, l'attivita' del
metallico sul
non e' costante. Va ancora
osservato che, proprio per quanto appena detto, l'uso di
nell'equazione (2.55) non
e' rigorosamente appropriato (tale valore assume infatti che
l'attivita' del rame metallico sia costante): cio' nonostante,
l'equazione (2.55) serve a dare un'idea dell'ordine di
grandezza di
.
Subito dopo l'inizio dell'elettrolisi il catodo si ricopre di un monostrato atomico di rame metallico: in tali condizioni la sua superficie e' indistinguibile da quella di una sbarretta di rame e il potenziale catodico di equilibrio diventa:
(si noti che e' sufficiente la deposizione di un monostrato atomico di
rame per far diminuire il potenziale catodico di equilibrio di
)
In tali condizioni si ha:
In genere, tuttavia, la differenza di potenziale da applicare e'
nettamente maggiore del limite di equilibrio su scritto, a causa dei
termini di sovratensione e di caduta ohmica. In particolare, le
reazioni elettrodiche che portano alla formazione di specie gassose,
come l'ossidazione dell'acqua
(2.53), sono generalmente caratterizzate da elevate
sovratensioni di attivazione (cioe' bassi valori della corrente di
scambio )
Man mano che gli ioni vengono ridotti, la loro
concentrazione massiva diminuisce causando un calo nella corrente di
riduzione dovuta alla reazione:
(
) e una conseguente
diminuzione in modulo di
(sezione
(2.4)). La sovratensione anodica rimane
praticamente costante, visto che la variazione delle concentrazioni di
,
e
e' trascurabile. Dopo che tutto il rame
si e' depositato, la corrente che attraversa l'interfaccia catodica e'
dovuta alla sola scarica dei protoni presenti in soluzione
(eq. (2.51)). Da questo momento in poi la corrente rimane
praticamente costante nel tempo.
Va osservato che la formazione di gassoso al catodo produce
generalmente effetti indesiderati sul precipitato di rame (porosita',
scarsa resistenza meccanica). Per tale motivo si introduce in
soluzione un cosiddetto depolarizzatore catodico, cioe' una specie
piu' facilmente riducibile dei protoni, ma priva di effetti
``nocivi''. Un tipico depolarizzatore catodico e' lo ione nitrato,
che si riduce secondo:
non producendo, cioe', specie gassose.
Vale la pena di osservare che, in base ai potenziali standard, lo ione
nitrato dovrebbe essere piu' facilmente riducibile dello ione
. Tuttavia, grazie ad un'elevata sovratensione di
attivazione per la reazione (2.57), la deposizione del rame e'
praticamente completa prima che la scarica catodica del
depolarizzatore avvenga a velocita' apprezzabile.