22.
Abbiamo visto finora che la misura di un potenziale
elettrodico implica necessariamente la presenza di un elettrodo di
riferimento. E' essenziale che il potenziale di quest'ultimo sia
sempre costante e riproducibile e quindi la soluzione dell'elettrodo
di riferimento deve essere tenuta separata da quella dell'elettrodo di
cui si vuole misurare il potenziale relativo (da qui in poi non
useremo piu' l'aggettivo ``relativo''). Provate ad immaginare di voler
misurare il potenziale di un elettrodo ad rispetto ad un
riferimento a calomelano senza che le soluzioni delle due semicelle
siano separate: gli ioni
del sistema elettrodico
reagirebbero con gli ioni
del riferimento precipitando come
e cio', come minimo, farebbe variare la concentrazione
di ioni
e quindi il potenziale del riferimento. Se da un
lato le soluzioni dei due elettrodi di una cella devono in generale
essere separate per i motivi appena detti, dall'altro, tuttavia, esse
devono essere in contatto elettrico, perche' altrimenti non e'
possibile misurare la differenza di potenziale fra i due
metalli. Infatti, affinche' un voltmetro possa misurare una differenza
di potenziale fra due punti, bisogna che essi siano elettricamente
connessi. ``Contatto elettrico'' significa per noi che deve esserci la
possibilita' che una corrente elettrica fluisca da una cella
all'altra.
23.
L'obiettivo di separare le due semicelle mantenendole pero'
in contatto elettrico puo' essere realizzato in vari modi. Quello
classico e' l'uso di un cosiddetto ponte salino
(figura 1.4): si tratta di un tubo ad ``U'' contenente una
soluzione elettrolitica (ad esempio ) molto concentrata (la
soluzione si trova generalmente in forma di gelatina, per evitare che
fuoriesca dal tubo). Il ponte salino viene sistemato capovolto con le
due estremita' ciascuna immersa in una delle due soluzioni delle
semicelle da accoppiare. In questo modo, le due soluzioni elettrodiche
non si mescolano, pur tuttavia esse sono elettricamente connesse
grazie al movimento degli ioni presenti nel gel.
Un altro mezzo di separazione molto usato e' un setto poroso,
cioe', in pratica, una parete divisoria dotata di pori aventi
dimensioni molecolari: in questo caso gli ioni e le molecole di
solvente delle due semicelle attraversano effettivamente la
separazione (che quindi consente il contatto elettrico), ma lo fanno
talmente lentamente che il mescolamento delle due soluzioni per la
durata della misura e' del tutto trascurabile. A questo proposito e'
opportuno accennare alla realizzazione commerciale di moltissimi
elettrodi di riferimento. Per evidenti questioni di praticita' di
impiego, gli elettrodi di riferimento sono costruiti come illustrato
nella figura 1.8: l'elettrodo e' contenuto in una
provetta sul fondo della quale si trova un setto poroso avente un
diametro di circa . In pratica, immergendo la provetta nella
soluzione test che contiene il secondo elettrodo si realizza una cella
elettrochimica completa (figura 1.8) in cui il contatto
elettrico fra le due semicelle e' costituito dal setto poroso sul
fondo della provetta contenente l'elettrodo di riferimento. La
provetta e' chiusa alla sommita' con un coperchio da cui esce un cavo
connesso al metallo di cui e' fatto l'elettrodo: a questo cavo viene
connesso il puntale
del voltmetro quando si effettua la
misura della differenza di potenziale nella cella. Generalmente, la
provetta contiene anche un foro laterale (chiuso con un tappo) che si
puo' utilizzare per rinnovare saltuariamente la soluzione in cui e'
immerso l'elettrodo di riferimento.
Simili ai setti porosi sono le membrane semipermeabili: si tratta di materiali che macroscopicamente assomigliano a fogli di carta o naylon, ma la cui struttura microscopica e' tale per cui solo certi ioni o certe molecole possono passarvi attraverso.
24. La necessaria separazione fra le due soluzioni comporta una complicazione nella misura della differenza di potenziale di una cella: il cosiddetto potenziale di giunto. Esso consiste in una differenza di potenziale che si viene a creare in corrispondenza ad ogni ``confine'' che separi due soluzioni diverse. Per comprendere qualitativamente l'origine del potenziale di giunto e i suoi effetti sulla misura della differenza di potenziale in una cella elettrochimica consideriamo la cella mostrata nella figura 1.9.
Le due semicelle sono separate da un setto poroso e contengono due
soluzioni di a diversa concentrazione. Ignoriamo per il
momento tutto il resto (le sbarrette metalliche e il voltmetro). Se
, come mostrato, allora ioni
e
tenderanno
a diffondere attraverso il setto dalla soluzione
alla
soluzione
. Tuttavia, e questo e' il motivo ultimo per cui si
stabilisce il potenziale di giunto, le velocita' di diffusione dei due
tipi di ioni sono diverse. Nel caso specifico, gli ioni
idrogeno migrano da
a
molto piu' velocemente degli
ioni
. Se riguardate quanto abbiamo detto a proposito del
meccanismo di formazione del potenziale elettrodico, potete facilmente
prevedere la conseguenza di cio'. Inizialmente le due soluzioni sono
elettricamente neutre, cioe' in ciascuna il numero di ioni
e'
esattamente uguale al numero di ioni
. Dopo che e' trascorso
un piccolo intervallo di tempo, tuttavia, il numero di ioni
che e' passato da
ad
e' maggiore del numero di
ioni
che hanno compiuto lo stesso percorso (proprio a causa
delle diverse velocita' di migrazione). Ma questo significa che in
si e' creato un eccesso di carica negativa (ci sono piu' ioni
che
) mentre in
si e' creato un eccesso di
carica positiva di uguale entita' (in
ci sono ora piu' ioni
che
): in definitiva, tra
ed
si e'
venuta a creare una differenza di potenziale elettrico che e' cio' che
abbiamo chiamato potenziale di giunto. Cosa accade man mano che il
tempo passa? L'eccesso di carica negativa in
e l'eccesso di
carica positiva in
concordemente rallentano l'ulteriore
migrazione di ioni
(
li ``trattiene'' ed
li
``respinge''); la migrazione degli ioni
e' invece
accelerata per gli stessi motivi (gli ioni
, negativi,
sono ``sospinti'' da
e ``attirati'' da
). Quindi, il
processo inizialmente piu' veloce viene rallentato e quello
inizialmente piu' lento viene accelerato (dove avete gia' sentito
questa storia?): inevitabilmente si arrivera' ad una situazione
in cui le velocita' di migrazione degli ioni
e
diventano uguali. Da questo momento in poi, la differenza di
potenziale fra
ed
smette di aumentare: e' tale
differenza di potenziale che viene definita potenziale di giunto.
25. Se ci riflettete un istante, vi renderete conto che il meccanismo con cui si instaura il potenziale elettrodico e quello con cui si stabilisce il potenziale di giunto sono pressocche' identici: in entrambi i casi ci sono due processi che avvengono inizialmente a velocita' diversa; a causa di cio' si crea una separazione di carica fra due fasi; ma proprio questa separazione di carica opera nel senso di rallentare il processo inizialmente piu' veloce ed accelerare quello che all'inizio era piu' lento; l'epilogo ineluttabile e' che le velocita' dei due processi finiscono per diventare identiche. Da questo punto in poi la separazione di carica smette di aumentare (anche se i due processi responsabili della sua creazione continuano ad avvenire).
C'e' tuttavia una differenza sostanziale fra lo stato finale di un
sistema elettrodico e quello di due soluzioni separate da un setto
poroso: mentre in un elettrodo si raggiunge uno stato di vero e
proprio equilibrio (inteso in senso chimico), nel caso del potenziale
di giunto lo stato in cui si viene a trovare il sistema e'
approssimabile ad uno stato stazionario. Per apprezzare la differenza
pensate a questo: un elettrodo che abbia raggiunto l'equilibrio
rimarra' in quello stato indefinitamente (se non intervengono
perturbazioni esterne); nel caso delle due soluzioni di a
diversa concentrazione poste in contatto con un setto poroso, invece,
il potenziale di giunto si instaura dopo un tempo brevissimo, ma se
avessimo la pazienza di aspettare per un tempo molto lungo (tanto piu'
lungo quanto piu' stretti sono i pori del setto), vedremmo che lo
stato delle due soluzioni in realta' cambia lentamente: la
concentrazione in
diminuisce e quella in
aumenta. Uno
stato di equilibrio vero e proprio si raggiunge anche in questo caso,
ma dopo un tempo lunghissimo: lo stato di equilibrio finale consiste,
chiaramente, nel fatto che le due soluzioni raggiungono il medesimo
valore di concentrazione. Siccome in genere la durata di una misura
potenziometrica e' molto minore del tempo che impiegherebbero le due
soluzioni a mescolarsi completamente, tutto funziona come se la
migrazione ionica attraverso il setto si trovasse in condizioni
effettivamente stazionarie.
26.
Ora che abbiamo visto come si stabilisce il potenziale di
giunto, torniamo alla figura 1.9 e consideriamo la cella
elettrochimica completa: non ci interessa la natura dei due metalli
ed
(potrebbero essere due fili di argento ricoperti di
, cosicche' avremmo a che fare con due semicelle ad
). Cio' che vogliamo capire e' che cosa misura il voltmetro
in questa cella. Ripetendo il ragionamento fatto al
punto 14, possiamo decomporre la
differenza di potenziale totale letta dallo strumento nei vari
contributi parziali che si incontrano andando dal puntale
al puntale
.
Con ovvio significato dei simboli si ha:
Vediamo dunque che, come era logico aspettarsi, la differenza di
potenziale misurata dal voltmetro contiene la differenza fra i
potenziali elettrodici
. Tuttavia, a
causa del fatto che le due soluzioni non hanno lo stesso
potenziale, la differenza di potenziale misurata contiene anche il
termine
, cioe' il potenziale di giunto.
In generale, dunque, quando una cella elettrochimica contiene membrane o setti porosi che separano soluzioni diverse, si generano dei corrispondenti potenziali di giunto che rappresentano in generale una fonte di errore se lo scopo e' quello di misurare solo la differenza dei potenziali elettrodici.